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Il ruolo della medicina integrata nella terapia dell'infertilità. (3 - Risultati e conclusioni)

 

G. Menaldo. Specialista in ginecologia e oncologia e Direttore dell’Istituto Clinico di Ginecologia e Fecondazione Assistita San Carlo di Torino

 

(Parte III)

 

RISULTATI:

Per quanto riguarda le inseminazioni intratubariche, il gruppo A di studio costituito da 50 donne a cui è stata praticata la terapia biofotonica e la fitoterapia energetica andina ha avuto un pregnancy rate elevato con 15 gravidanze e 30% di successi(una percentuale molto buona considerando che è una tecnica di inseminazione). In questo gruppo si è poi verificato un aborto spontaneo alla ottava settimana. Il gruppo B di controllo senza fitoterapia e senza energia biofotonica ha avuto 5 gravidanze con il 10% di successi. La differenza tra i 2 gruppi è stata statisticamente significativa, tenendo conto che erano gruppi omogenei per tutti i caratteri. 

 

L'endometrio più recettivo e di maggior spessore del gruppo A potrebbe essere stato determinato dalla fitoterapia energetica andina con l’utilizzo di piante particolarmente attive quali LMWP (Lepidium Meyenii Walp) ossia maca polarizzata. Inoltre ACW (alchornea Castaneifoglia), ACV (Adiantum capillis veneris), AGM (Abuta Grandifoglia) sono le piante maggiormente utilizzate nelle 50 pazienti del gruppo A. 

 

Per quanto attiene invece lo studio condotto su pazienti sottoposti a cicli di ICSI, il gruppo A di controllo ha effettuato 40 cicli con stimolazione con FSH + antagonisti ed il gruppo B di studio ha effettuato 40 cicli con stimolazione con FSH + antagonisti + citochine + energia biofotonica. 

 

La media degli ovociti per singola paziente raccolti nel pick-up è stata di 5 nel gruppo A e di 6 nel gruppo B e sono stati trasferiti al massimo n° 2 embrioni. Il gruppo A ha riportato 35 embryo-transfers in 3° giornata e 5 in 5°-6° giornata allo stadio di blastocisti ed ha ottenuto 8 gravidanze (pregnancy rate del 20%); il gruppo B ha riportato 34 embryo-transfers in 3° giornata e 6 in 5°-6° giornata allo stadio di blastocisti ed ha ottenuto 17 gravidanze (pregnancy rate del 42,5%). La differenza tra i due gruppi è statisticamente significativa (P<0,001). Nel gruppo A si è verificato 1 aborto spontaneo alla 8° settimana; nel gruppo B ci sono stati 2 aborti spontanei alla 7° e 9° settimana. 

 

CONCLUSIONI:

 

I risultati importanti raggiunti nei nostri studi ed in particolare la percentuale alta di gravidanze ottenute e l’azzeramento delle complicanze, suggeriscono l’efficacia della metodologia intrapresa: 1) personalizzazione della terapia sapendo che ogni coppia è diversa dall’altra. 2) importanza della componente energetica modulata con approcci innovativi quali la fitoterapia andina e l’energia biofotonica. 3) correlazione tra somministrazione di citochine immunoregolatrici a basse dosi e successi di impianto embrionario a dimostrazione dell’importanza dell’instaurarsi di un microambiente di tipo th2/th3 immunotollerante nei confronti degli embrioni nelle prime fasi di impianto. 4) stimolazione dolce perché è stato dimostrato che l’iperstimolazione ovarica ha una ricaduta negativa sullo sviluppo e sull’impianto degli embrioni nonché sulla loro costituzione cromosomica. Infatti è stato dimostrato in uno studio randomizzato una percentuale maggiore di embrioni ben conformati (euploidi) dopo stimolazione ovarica dolce; tale risultato è legato alle fasi iniziali di selezione che non vengono alterate dai protocolli di stimolazione leggera. In altri termini non conta il numero di ovociti recuperati ma che questi siano un gruppo omogeneo di ovociti di buona qualità biologica. Al contrario nella stimolazione tradizionale gli ovociti e gli embrioni ottenuti in soprannumero sono di qualità inferiore e più spesso anomali dal punto di vista cromosomico. Inoltre livelli elevati di ormoni alterano la recettività endometriale con conseguente riduzione dei tassi di gravidanza. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di proporre una metodologia innovativa rispettosa della donna e della fisiologia basata sui criteri della medicina dell’evidenza che mette in risalto e utilizza la componente energetica biofotonica affinché il seme maschile sia riconosciuto come “self” dall’organismo femminile e possa integrarsi in modo perfetto geneticamente con l’ovocita. In questo senso possiamo iniziare a pensare alla somministrazione di energia biofotonica pre-impianto.  

 

 

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